Il visto per «nomade digitale-lavoratore da remoto» ora può essere richiesto anche in Italia
È oggi possibile per i lavoratori altamente qualificati ottenere il permesso di soggiorno e lavorare in smart-working dall’Italia
Dopo due anni di attesa è entrato in vigore il decreto che regola l’ingresso e il soggiorno in Italia dei lavoratori altamente qualificati che utilizzano strumenti tecnologici lavorando in smart-working.
I cittadini di stati non appartenenti all’Unione Europea che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata potranno quindi richiedere il permesso di soggiorno e trasferire la propria sede di lavoro in Italia lavorando da remoto per datori di lavoro stranieri, sia come lavoratore autonomo, sia come collaboratore o dipendente.
Il decreto – Decreto del Ministero dell’Interno il 29 febbraio 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.79 del 4 aprile 2024 – definisce le condizioni e le regole operative per l’ingresso e il soggiorno in Italia, stabilendo le modalità per il rilascio del permesso di soggiorno, così come le regole per l’attribuzione del codice fiscale e della partita IVA.
Per richiedere il visto per nomade digitale – lavoratore da remoto è necessario:
- avere un reddito minimo annuo non inferiore al triplo del livello minimo previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, e cioè circa poco meno di 28mila euro annui;
- essere in possesso di una assicurazione sanitaria per cure mediche e ricovero ospedaliero valida per il territorio nazionale e per tutto il periodo del soggiorno;
- dimostrare, con documenti o altro, dove alloggia;
- avere maturato un’esperienza lavorativa di almeno sei mesi da svolgere come nomade digitale o lavoratore da remoto.
Il lavoratore deve recarsi all’ufficio diplomatico-consolare competente, presentando una dichiarazione sottoscritta dal datore di lavoro, accompagnata dalla copia del documento di riconoscimento.
Il permesso di soggiorno dovrà essere richiesto direttamente alla questura della provincia in cui lo straniero si trova entro otto giorni lavorativi dall’ingresso in Italia, che sarà rilasciato con la dicitura “nomade digitale – lavoratore da remoto” per un anno, con possibilità di rinnovo e di richiesta dell ricongiungimento familiare.
Il decreto, inoltre, disciplina le modalità per la verifica del rispetto delle disposizioni contributive e fiscali. Se non ci sono accordi bilaterali di sicurezza sociale con il paese di origine, varrà la disciplina previdenziale e assicurativa italiana. Ai nomadi digitali e ai lavoratori da remoto, infatti, sarà rilasciato il codice fiscale insieme al permesso di soggiorno, e sarà richiesto di aprire la partita iva.
È possibile leggere il testo integrale del decreto al seguente link.